Nuova Riveduta:

Esdra 4:7

Poi, al tempo di Artaserse, Bislam, Mitredat, Tabeel e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse, re di Persia. La lettera era scritta in caratteri aramaici e redatta in aramaico.

C.E.I.:

Esdra 4:7

Poi al tempo di Artaserse re di Persia, Bislam, Mitridate, Tabeèl e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse re di Persia: il testo del documento era in caratteri aramaici e redatto in aramaico.

Nuova Diodati:

Esdra 4:7

In seguito, al tempo di Artaserse, Bishlam, Mithredath, Tabeel e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse, re di Persia. La lettera era scritta in caratteri aramaici e tradotta in aramaico.

Riveduta 2020:

Esdra 4:7

Poi, al tempo di Artaserse, Bislam, Mitredat, Tabeel e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse, re di Persia. La lettera era scritta in caratteri aramaici e tradotta in aramaico.

La Parola è Vita:

Esdra 4:7

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La Parola è Vita
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Riveduta:

Esdra 4:7

Poi, al tempo d'Artaserse, Bishlam, Mithredath, Tabeel e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse, re di Persia. La lettera era scritta in caratteri aramaici e tradotta in aramaico.

Ricciotti:

Esdra 4:7

E sotto Artaserse, scrissero Beselam, Mitridate, Tabeel, e gli altri del loro consiglio, ad Artaserse re de' Persiani. La lettera d'accusa era scritta in caratteri e lingua siriaca.

Tintori:

Esdra 4:7

E al tempo di Artaserse, Beselam, Mitridate e Tabeel e gli altri che eran nel loro consiglio scrissero ad Artaserse re dei Persiani. La lettera era scritta in siriaco e si leggeva in lingua siriaca.

Martini:

Esdra 4:7

E sotto il regno di Artaserse Beselam Mithridate, e Thabeel, e gli altri, che erano del loro consiglio, scrissero ad Artaserse re di Persia: e questa lettera piena di accuse era scritta in Siriaco, e si leggeva in lingua Siriaca.

Diodati:

Esdra 4:7

E poi al tempo di Artaserse, Bislam, Mitredat, Tabeel, e gli altri suoi colleghi, scrissero ad Artaserse, re di Persia; e la scrittura e la lingua della lettera era siriaca.

Commentario abbreviato:

Esdra 4:7

6 Versetti 6-24

È una vecchia calunnia quella secondo cui la prosperità della Chiesa sarebbe dannosa per i re e i principi. Niente di più falso, perché la vera pietà ci insegna a onorare e obbedire al nostro sovrano. Ma quando il comando di Dio richiede una cosa e la legge del paese un'altra, dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, e sottometterci pazientemente alle conseguenze. Tutti coloro che amano il Vangelo dovrebbero evitare ogni apparenza di male, per non incoraggiare gli avversari della Chiesa. Il mondo è sempre pronto a credere a qualsiasi accusa contro il popolo di Dio e rifiuta di ascoltarlo. Il re si è lasciato imporre da queste frodi e falsità. I principi vedono e ascoltano con gli occhi e le orecchie di altri uomini e giudicano le cose come vengono loro rappresentate, spesso in modo falso. Ma il giudizio di Dio è giusto; egli vede le cose come sono.

Riferimenti incrociati:

Esdra 4:7

Esd 4:9,17; 5:6
2Re 18:26; Is 36:11; Dan 2:4

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